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Veronica Costa

È risaputo che da bambini si è in grado di assorbire e memorizzare le informazioni molto più facilmente e velocemente rispetto a quando si diventa adulti. Cosa succederebbe, allora, se si iniziasse a parlare di sicurezza informatica nelle scuole elementari e medie?

La risposta ci arriva dall’India, approfondiamola insieme.

DIVENTARE “CYBER-AMBASCIATORI”

Con l’aumento degli attacchi informatici durante la pandemia (circa dell’86%), lo stato indiano del Telangana sta cercando di sensibilizzare i cittadini riguardo le minacce ed i rischi online a cui si è soggetti quotidianamente.

L’iniziativa più conosciuta è quella del Cyber Congress, avviata dal reparto per la sicurezza delle donne del dipartimento di polizia di stato.

In questa, tra le varie proposte, spicca il corso per diventare “cyber-ambasciatori”: un percorso rivolto agli studenti, della durata di 10 mesi (https://www.wired.it/article/india-programma-cybersicurezza-studenti/), che ha l’obbiettivo di formare ed educare i giovani su tematiche come cyberbullismo e troll, ma anche raggiri e truffe, in modo che questi poi siano in grado di sensibilizzare anche amici o adulti a loro vicini come genitori e parenti.

METODOLOGIE E TESTIMONIANZE DI ALCUNI BAMBINI

Ma come funziona nel dettaglio questo percorso e di quali metodologie si avvale?

Ci vengono forniti maggiori dettagli a riguardo proprio dagli insegnanti: i concetti, dicono, vengono spiegati in modo semplice, con l’ausilio di un linguaggio di facile comprensione e vengono usate anche delle metafore con la vita reale per rendere ancora più chiaro il tutto. Inoltre, vengono dati ai bambini anche degli esercizi pratici come quello di analizzare indirizzi mail, link o annunci di lavoro cercando errori ortografici o altri segnali d’allarme che possono aiutare a riconoscere truffe o tentativi di phishing.

Molto interessanti sono anche le testimonianze che seguono fornite da due ragazzine, in quanto evidenziano l’utilità e l’importanza dello studio di questi argomenti di sicurezza informatica.

La prima racconta come, grazie alle conoscenze acquisite e trasmesse al padre, questo sia riuscito a riconoscere ed evitare un furto telefonico di credenziali, in cui un estraneo si era finto dipendente bancario per chiedergli informazioni sensibili riguardo al suo conto corrente.

La seconda, invece, racconta che durante una partita sul suo gioco preferito, gli sia comparsa una notifica che invogliava ad acquistare dei potenziamenti per i personaggi. Lei, senza pensarci troppo, ha inserito le informazioni richieste (quelle della carta di credito della madre) che si è vista addebitare poi delle spese delle quali non riconosceva la provenienza. Raccontando l’accaduto ad un’amica, “cyber-ambasciatrice”, la ragazza vittima dell’inganno è riuscita a capire quanto accaduto ed a denunciarlo alle autorità.

Entrambi gli avvenimenti mettono in luce, ancora una volta, come le vittime preferite dei cyber criminali siano i soggetti più vulnerabili o “ignoranti” in materia che, non conoscendo i pericoli non sanno evitarli. Ecco perché è importante investire nell’alfabetizzazione informatica dove necessario.

FORMAZIONE ANCHE IN AZIENDA

In Telangana, ormai più di 10mila studenti hanno completato il loro percorso di studi inerente alla sicurezza informatica, diventando “ambasciatori-informatici” della Regione. La vera forza di questa iniziativa sta nell’aver appreso che, oltre agli strumenti di protezione, serve investire sulla consapevolezza: solo così la componente umana può smettere di essere l’anello debole della catena per la sicurezza.

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